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i Cartaginesi, nel primo assalto, usavano la citera. Aliatte, Re de’ Lidj, usava nella guerra la citera e i zufoli; ma Alessandro Magno e i Romani usavano i corni e le trombe, come quelli che pensavano per virtù di tali istrumenti, potere più accendere gli animi de’ soldati e farli combattere più gagliardamente. Ma come noi abbiamo, nello armare lo esercito preso del modo Greco e del Romano, così nel distribuire i suoni servereno i costumi dell’una e dell’altra nazione. Però farei presso al capitano generale stare i trombetti, come suono non solamente atto a infiammare l’esercito, ma atto a sentirsi in ogni romore più che alcuno altro suono. Tutti gli altri suoni che fussero intorno a’ Connestabili e a’ capi de’ battaglioni, vorrei che fussono tamburi piccoli e zufoli sonati, non come si suonano ora, ma come è consuetudine sonargli ne’ conviti. Il capitano, adunque, con le trombe mostrasse quando si avesse a fermare o ire innanzi o tornare indietro, quando avessono a trarre l’artiglierie, quando muovere gli Veliti estraordinarj, e, con la variazione di tali suoni, mostrare all’esercito tutti quegli moti che generalmente si possono mostrare; le quali trombe fussero dipoi seguitate da’ tamburi. E in questo esercizio, perch’egli importa assai, converrebbe assai esercitare il suo esercito. Quanto alla cavalleria, si vorrebbe usare medesimamente trombe, ma di minore suono e di diversa voce da quelle del capitano. Questo è quanto mi è occorso circa l’ordine dell’esercito e dell’esercizio di quello.

Luigi. Io vi priego che non vi sia grave dichiararmi un’altra cosa: per che cagione voi facesti muovere con grida e romore e furia i cavalli leggieri e i Veliti estraordinarj, quando assaltarono, e dipoi, nello appiccare il resto dell’esercito, mostrasti che la cosa seguiva con uno silenzio grandissimo? E perchè io non intendo la cagione di questa varietà, desidererei me la dichiarasse.