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a questo, se non mi sbigottisce l’artiglieria de’ nemici nel pormi col campo a una terra dov’ella mi offende con più sua sicurtà, non la potendo io occupare per essere difesa dalle mura, ma solo col tempo con la mia artiglieria impedire di modo ch’ella può raddoppiare i colpi a suo modo, , perchè la ho io a temere in campagna dove io la posso tosto occupare? Tanto che io vi conchiudo questo: che l’artiglierie, secondo l’opinione mia, non impediscono che non si possano usare gli antichi modi e mostrare l’antica virtù. E se io non avessi parlato altra volta con voi di questo instrumento, mi vi distenderei più; ma io mi voglio rimettere a quello che allora ne dissi.
Luigi. Noi possiamo avere inteso benissimo quanto voi ne avete circa l’artiglierie discorso; e, in somma, mi pare abbiate mostro che lo occuparle prestamente sia il maggiore rimedio si abbia con quelle, sendo in campagna e avendo uno esercito allo incontro. Sopra che mi nasce una dubitazione: perchè mi pare che il nemico potrebbe collocarle in lato, nel suo esercito, ch’elle vi offenderebbero, e sarebbono in modo guardate da’ fanti, ch’elle non si potrebbero occupare. Voi avete, se bene mi ricordo, nello ordinare lo esercito vostro a giornata, fatto intervalli di quattro braccia dall’una battaglia all’altra; fatto di venti quegli che sono dalle battaglie alle picche estraordinarie. Se il nemico ordinasse l’esercito a similitudine del vostro, e mettesse l’artiglierie bene dentro in quegli intervalli, io credo che di quivi elle vi offenderebbero con grandissima sicurtà loro, perchè non si potrebbe entrare nelle forze de’ nemici a occuparle.
Fabrizio. Voi dubitate prudentissimamente, e io mi ingegnerò o di risolvervi il dubbio o di porvi il rimedio. Io vi ho detto che continuamente queste battaglie, o per lo andare o per il combattere, sono in moto e sempre, per natura, si ven-