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sono molte più le volte, e senza comparazione, che l’artiglierie grosse non percuotono le fanterie, che quelle ch’elle percuotono; perchè la fanteria è tanto bassa e quelle sono sì difficili a trattare, che, ogni poco che tu l’alzi, elle passano sopra la testa de’ fanti; e se l’abbassi, danno in terra, e il colpo non perviene a quegli. Salvagli ancora la inequalità del terreno, perchè ogni poco di macchia o di rialto che sia tra’ fanti e quelle, le impedisce. E quanto a’ cavalli, e massime quegli degli uomini d’arme, perchè hanno a stare più stretti che i leggieri, e per essere più alti possono essere meglio percossi, si può, infino che l’artiglierie abbiano tratto, tenergli nella coda dell’esercito. Vero è che assai più nuocono gli scoppietti e l’artiglierie minute, che quelle; alle quali è il maggiore rimedio venire alle mani tosto; e se nel primo assalto ne muore alcuno, sempre ne morì; e uno buono capitano e uno buono esercito non ha a temere uno danno che sia particolare, ma uno generale; ed imitare i Svizzeri, i quali non schifarono mai giornata sbigottiti dalle artiglierie; anzi puniscono di pena capitale quegli che per paura di quelle o si uscissero della fila o facessero con la persona alcuno segno di timore. Io le feci, tratto ch’elle ebbero, ritirare nell’esercito, perch’elle lasciassero il passo libero alle battaglie. Non ne feci più menzione, come di cosa inutile, appiccata che è la zuffa. Voi avete ancora detto che, rispetto alla furia di questo instrumento, molti giudicano l’armi e gli ordini antichi essere inutili; e pare, per questo vostro parlare, che i moderni abbiano trovati ordini e armi che contro all’artiglieria sieno utili. Se voi sapete questo, io arò caro che voi me lo insegniate, perchè infino a quì non ce ne so io vedere alcuno, nè credo se ne possa trovare. In modo che io vorrei intendere da cotestoro, per quali cagioni i soldati a piè de’ nostri tempi portano il petto o il corsaletto di ferro e quegli a cavallo vanno tutti coperti d’arme; perchè, poi che dannano l’armare an-