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Cosimo. Adunque tocca a voi, Luigi. E come io ho piacere di tale successore, così voi vi sodisfarete di tale domandatore. Però vi priego torniamo alla materia e non perdiamo più tempo.

Fabrizio. Io son certo che, a volere dimostrare bene come si ordina uno esercito per far la giornata, sarebbe necessario narrare come i Greci e i Romani ordinavano le schiere negli loro eserciti. Nondimeno, potendo voi medesimi leggiere e considerare queste cose mediante gli scrittori antichi, lascerò molti particolari indietro, e solo ne addurrò quelle cose che di loro mi pare necessario imitare, a volere ne’ nostri tempi dare alla milizia nostra qualche parte di perfezione. Il che farà che in uno tempo io mostrerò come uno esercito si ordini alla giornata, e come si affronti nelle vere zuffe, e come si possa esercitarlo nelle finte. Il maggiore disordine che facciano coloro che ordinano uno esercito alla giornata, è dargli solo una fronte e obligarlo a uno impeto e una fortuna. Il che nasce dallo avere perduto il modo che tenevano gli antichi a ricevere l’una schiera nell’altra; perchè, senza questo modo, non si può nè sovvenire a’ primi, nè difendergli, nè succedere nella zuffa in loro scambio; il che da’ Romani era ottimamente osservato. Per volere adunque mostrare questo modo, dico come i Romani avevano tripartita ciascuna Legione in Astati, Principi e Triarj; de’ quali, gli Astati erano messi nella prima fronte dell’esercito con gli ordini spessi e fermi; dietro a’ quali erano i Principi, ma posti con gli loro ordini più radi: dopo questi mettevano i Triarj, e con tanta radità di ordini che potessono, bisognando, ricevere tra loro i Principi e gli Astati. Avevano, oltre a questi, i funditori e i balestrieri e gli altri armati alla leggiera; i quali non stavano in questi ordini, ma li collocavano nella testa dell’esercito tra li cavalli e i fanti. Questi, adunque, leggiermente armati appiccavano la zuffa, e se vin-