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libro secondo 227

le terre medesimamente e gli abitatori radi; dimodochè un esercito Romano, grave e tardo per l’armi e per l’ordine, non poteva cavalcarlo senza suo grave danno, per esser chi lo difendeva a cavallo ed espeditissimo, in modochè egli era oggi in uno luogo, e domani discosto cinquanta miglia. Di quì nacque, che i Parti poterono prevalersi con la cavalleria solo, e la rovina dell’esercito di Crasso, e li pericoli di quello di Marcantonio. Ma io come vi ho detto, non intendo in questo mio ragionamento parlare della milizia fuori d’Europa, però voglio star in su quello che ordinarono già i Romani e i Greci, ed oggi fanno i Tedeschi. Ma vegniamo all’altra domanda vostra, dove voi desiderate intendere quale ordine o quale virtù naturale fa che i fanti superano la cavalleria. E vi dico in prima, come i cavalli non possono andare, come i fanti, in ogni luogo. Sono più tardi ad ubbidire, quando occorre variare l’ordine, che i fanti; perchè s’egli è bisogno, o andando avanti tornare indietro, o tornando indietro andare avanti, o muoversi stando fermi, o andando fermarsi, senza dubbio non lo possono così appunto fare i cavalli come i fanti. Non possono i cavalli, sendo da qualche impeto disordinati, ritornare negli ordini, se non con difficoltà, ancorchè quello impeto manchi; il che rarissimo fanno i fanti. Occorre oltre a questo, molte volte, che uno uomo animoso sarà sopra uno cavallo vile e uno vile sopra uno animoso; donde conviene che queste disparità d’animo faccino disordine. Nè alcuno si maravigli, che un nodo di fanti sostenga ogni impeto di cavalli; perchè il cavallo è animale sensato, e conosce i pericoli, e mal volentieri vi entra. E se considererete quali forze lo faccino andar avanti, e quali lo tengano indietro, vedrete senza dubbio esser maggiori quelle che lo ritengono, che quelle che lo spingono; perchè innanzi lo fa andar lo sprone, e dall’altra banda lo ritiene o la spada o la picca. Tale che si è visto per l’an-