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e della spada mi servirei per fare spalle alle picche, e per vincere la giornata, come io vi mostrerò. Tantochè io crederei che una fanteria così ordinata superasse oggi ogni altra fanteria.
Cosimo. Questo che è detto ci basta quanto alle fanterie, ma quanto a’ cavalli disideriamo intendere quale vi pare più gagliardo armare, o il nostro o l’antico?
Fabrizio. Io credo che in questi tempi, rispetto alle selle arcionate e alle staffe non usate dagli antichi, si stia più gagliardamente a cavallo che allora. Credo che si armi anche più sicuro, tale che oggi uno squadrone di uomini d’arme, pesando assai, viene ad essere con più difficultà sostenuto che non erano gli antichi cavalli. Con tutto questo, nondimeno, io giudico che non si debba tenere più conto de’ cavalli, che anticamente se ne tenesse; perchè, come di sopra si è detto, molte volte ne’ tempi nostri hanno con i fanti ricevuta vergogna, e la riceveranno, sempre che riscontrino una fanteria armata e ordinata come di sopra. Aveva Tigrane, re d’Armenia, contro allo esercito Romano del quale era capitano Lucullo, cento cinquantamila cavalli, tra li quali erano molti armati come gli uomini d’arme nostri, i quali chiamavano catafratti; e dall’altra parte i Romani non aggiugnevano a seimila, con venticinquemila fanti, tantochè Tigrane, veggendo l’esercito de’ nimici disse: Questi sono cavalli assai per un’ambasceria; nondimeno, venuto alle mani, fu rotto. E chi scrive quella zuffa vilipende quelli catafratti mostrandogli inutili, perchè dice che, per avere coperto il viso, erano poco atti a vedere e offendere il nimico e, per essere aggravati dall’armi, non potevano, cadendo, rizzarsi nè della persona loro in alcuna maniera valersi. Dico, pertanto, che quegli popoli, o regni, che istimeranno più la cavalleria che la fanteria, sempre fieno deboli ed esposti a ogni rovina, come si è veduta l’Italia ne’ tempi nostri; la quale è stata