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mani armavano, voi non pensereste a cotesto, perchè uno fante che abbia il capo coperto dal ferro, il petto difeso dalla corazza e dallo scudo, le gambe e le braccia armate, è molto più atto a difendersi dalle picche ed entrare tra loro, che non è uno uomo d’arme a piè. Io ne voglio dare un poco di esemplo moderno. Erano scese di Sicilia nel Regno di Napoli fanterie Spagnuole, per andare a trovare Consalvo, che era assediato in Barletta da’ Francesi. Fecesi loro incontro monsignore d’Ubignì con le sue genti d’arme e con circa quattromila fanti Tedeschi. Vennero alle mani i Tedeschi. Con le loro picche basse apersero le fanterie Spagnuole, ma quelle, aiutate da’ loro brocchieri e dall’agilità del corpo loro, si mescolarono con i Tedeschi, tantochè gli poterono aggiugnere con la spada; donde ne nacque la morte, quasi, di tutti quegli e la vittoria degli Spagnuoli. Ciascuno sa quanti fanti Tedeschi morirono nella giornata di Ravenna; il che nacque dalle medesime cagioni: perchè le fanterie Spagnuole si accostarono al tiro della spada alle fanterie Tedesche, e le avrebbero consumate tutte, se da’ cavalli Francesi non fussero i fanti Tedeschi stati soccorsi; nondimeno gli Spagnuoli, stretti insieme, si ridussero in luogo sicuro. Concludo, adunque, che una buona fanteria dee non solamente potere sostenere i cavalli, ma non avere paura de’ fanti; il che, come ho molte volte detto procede dall’armi e dall’ordine.
Cosimo. Dite, pertanto, come voi l’armereste.
Fabrizio. Prenderei delle armi Romane e delle Tedesche, e vorrei che la metà fussero armati come i Romani e l’altra metà come i Tedeschi. Perchè, se in seimila fanti, come io vi dirò poco dipoi, io avessi tremila fanti con gli scudi alla Romana e dumila picche e mille scoppiettieri alla Tedesca, mi basterebbono; perchè io porrei le picche o nella fronte delle battaglie, o dove io temessi più de’ cavalli; e di quelli dello scudo