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214 | dell'arte della guerra |
rabile, perchè i capitani arebbono avuta minore occasione di tumultuare, gl’Imperatori minore cagione di temere, e il Senato ne’ mancamenti delle successioni avrebbe avuto nell'elezione dell'Imperatore più autorità, e per conseguente sarebbe stata migliore. Ma le cattive consuetudini, o per l'ignoranza, o per la poca diligenza degli uomini, nè per i malvagi, nè per i buoni esempli si possono levar via.
Cosimo. Io non so se col mio domandare io v’ho quasi che tratto fuori dell’ordine vostro, perchè dal Deletto noi siamo entrati in uno altro ragionamento; e se io non me ne fussi poco fa scusato, crederei meritarne qualche riprensione.
Fabrizio. Non vi dia noia questo, perchè tutto questo ragionamento era necessario, volendo ragionare dell'ordinanza, la quale sendo biasimata da molti, conveniva la scusassi, volendo che questa prima del Deletto ci avesse luogo. E prima che io discenda all’altre parti, io voglio ragionare del Deletto degli uomini a cavallo. Questo si faceva appresso agli antichi de’ più ricchi, avendo riguardo ed agli anni ed alla qualità dell’uomo; e ne eleggevano trecento per legione; tanto che i cavalli Romani in ogni esercito Consolare non passavano la somma di seicento.
Cosimo. Fareste voi ordinanza di cavalli per esercitargli a casa, e valersene col tempo?
Fabrizio. Anzi è necessario, e non si può fare altrimenti, a volere avere l’armi che sieno sue, ed a non volere avere a torre di quelli che ne fanno arte.
Cosimo. Come gli eleggereste?
Fabrizio. Imiterei i Romani, torrei de’ più ricchi, darei loro capi in quel modo, che oggi agli altri si danno, e gli armerei, ed eserciterei.
Cosimo. A questi sarebbe egli bene dare qualche provvisione?