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tengono l’unione; le disunite e scandolose si uniscono e quella loro ferocia, che sogliono disordinatamente adoperare, si rivolta in pubblica utilità. Quanto a volere che non nuocano contro ad altri, si debbe considerare che non possono fare questo se non mediante i capi che gli governono. A volere che i capi non facciano disordine, è necessario avere cura che non acquistino sopra di loro troppa autorità. E avete a considerare che questa autorità si acquista o per natura, o per accidente. E quanto alla natura, conviene provvedere che chi è nato in un luogo, non sia preposto agli uomini descritti in quello, ma sia fatto capo di quelli luoghi dove non abbia alcuna naturale convenienza. Quanto allo accidente, si debbe ordinare la cosa in modo che ciascuno anno i capi si permutino da governo a governo; perchè la continua autorità sopra i medesimi uomini genera tra loro tanta unione, che facilmente si può convertire in preiudizio del principe. Le quali permute quanto sieno utili a quegli che le hanno usate, e dannose a chi non le ha osservate, si conosce per lo esempio del regno degli Assiri e dello imperio de’ Romani; dove si vede che quel regno durò mille anni senza tumulto e senza alcuna guerra civile; il che non procedè da altro che dalle permute che facevono da luogo a luogo ogni anno quegli capitani i quali erano preposti alla cura degli eserciti. Nè per altra cagione nello imperio romano, spento che fu il sangue di Cesare, vi nacquero tante guerre civili tra’ capitani degli eserciti e tante congiure da’ predetti capitani contro agli imperadori, se non per tenere continuamente fermi quegli capitani ne’ medesimi governi. E se in alcuni di quegli primi imperadori e di quegli poi i quali tennono l’imperio con reputazione, come Adriano, Marco, Severo e simili, fusse stato tanto vedere, che gli avessono introdotto questo costume di permutare i capitani in quello imperio, senza dubbio lo facevono più quieto e più du-