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mio d’alcuno egregio fatto, o per volersi valere di un uomo così nella pace come nella guerra. E perchè voi allegaste me, io voglio esemplificare sopra di me; e dico non aver mai usata la guerra per arte, perchè l’arte mia è governare i miei sudditi e defendergli, e per potergli defendere, amare la pace e saper fare la guerra. Ed il mio Re non tanto mi premia e stima per intendermi io della guerra, quanto per sapere io ancora consigliarlo nella pace. Non debbe adunque alcuno Re volere appresso di se alcuno, che non sia così fatto s’egli è savio e prudentemente si voglia governare; perchè, s’egli arà intorno, o troppi amatori della pace, o troppi amatori della guerra, lo faranno errare. Io non vi posso, in questo mio primo ragionamento e secondo le proposte mie, dire altro; e quando questo non vi basti, conviene cerchiate di chi vi sodisfaccia meglio. Potete bene avere cominciato a conoscere quanta difficultà sia ridurre i modi antichi nelle presenti guerre, e quali preparazioni ad uno uomo savio conviene fare, e quali occasioni si possa sperare a poterle esequire; ma voi di mano in mano conoscerete queste cose meglio, quando non vi infastidisca il ragionamento, conferendo qualunque parte degli antichi ordini ai modi presenti.
Cosimo. Se noi desideravamo prima di udirvi ragionare di queste cose, veramente quello che infino ad ora ne avete detto, ne ha raddoppiato il disiderio; pertanto noi vi ringraziamo di quel che noi avemo avuto, e il restante vi domandiamo.
Fabrizio. Poichè così vi è in piacere, io voglio cominciare a trattare questa materia da principio, acciò meglio s’intenda, potendosi per quel modo più largamente dimostrare. Il fine di chi vuole fare guerra è potere combattere con ogni nimico alla campagna e potere vincere una giornata. A volere far questo, conviene ordinare uno esercito. A ordinare lo esercito, bisogna tro-