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loro privi delle vostre guardie e postovi Svizzeri, come nati e allevati sotto le leggi e eletti dalle comunità, secondo la vera elezione; sì che non dite più che nella pace sia luogo per ogni uomo. Quanto alle genti d’arme rimanendo quelle nella pace tutte con li loro soldi, pare questa soluzione più difficile; nondimeno, chi considera bene tutto, truova la risposta facile, perchè questo modo del tenere le genti d’arme è modo corrotto e non buono. La cagione è perchè sono uomini che ne fanno arte, e da loro nascerebbe ogni dì mille inconvenienti nelli stati dove ei fussono, se fussero accompagnati da compagnia sufficiente, ma sendo pochi e non potendo per loro medesimi fare un esercito, non possono fare così spesso danni gravi. Nondimeno ne hanno fatti assai volte, come io vi dissi di Francesco e di Sforza, suo padre e di Braccio da Perugia. Sì che questa usanza di tenere le genti d’arme, io non la appruovo, ed è corrotta e può fare inconvenienti grandi.
Cosimo. Vorreste voi fare senza? o, tenendone, come le vorreste tenere?
Fabrizio. Per via d’ordinanza; non simile a quella del Re di Francia, perch’ella è pericolosa ed insolente come la nostra, ma simile a quelle degli antichi; i quali creavano la cavalleria di sudditi loro, e ne’ tempi di pace gli mandavano alle case loro a vivere delle loro arti, come più largamente, prima finisca questo ragionamento, disputerò. Sì che, se ora questa parte di esercito può vivere in tale esercizio, ancora quando sia pace, nasce dall’ordine corrotto. Quanto alle provvisioni che si riserbano a me e agli altri capi, vi dico che questo medesimamente è uno ordine corrottissimo; perchè una savia repubblica non le debbe dare ad alcuno; anzi debbe operare per capi, nella guerra, i suoi cittadini e, a tempo di pace, volere che ritornino all’arte loro. Così ancora uno savio Re o e’ non le debbe dare o, dandole, debbono essere le cagioni: o per pre-