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pace per esercizio e ne’ tempi di guerra per necessità e gloria; ed al pubblico solo lasciarla usare per arte, come fece Roma. E qualunque cittadino che ha in tale esercizio altro fine, non è buono; e qualunque città si governa altrimenti, non è bene ordinata.

Cosimo. Io resto contento assai e sodisfatto di quello che insino a qui avete detto, e piacemi assai questa conclusione che voi avete fatta; e quanto si aspetta alla repubblica, io credo ch’ella sia vera; ma quanto ai re, non so già, perchè io crederrei che uno Re volesse avere intorno chi particolarmente prendesse, per arte sua, tale esercizio.

Fabrizio. Tantopiù debbe uno regno bene ordinato fuggire simili artefici, perchè solo essi sono la corruttela del suo Re e, in tutto, ministri della tirannide. E non mi allegate all’incontro alcuno regno presente, perchè io vi negherò quelli essere regni bene ordinati. Perchè i regni che hanno buoni ordini, non danno lo imperio assoluto agli loro Re se non nelli eserciti; perchè in questo luogo solo è necessaria una subita deliberazione e, per questo, che vi sia una unica podestà. Nell’altre cose non può fare alcuna cosa senza consiglio; e hanno a temere, quegli che lo consigliano, che gli abbi alcuno appresso che ne’ tempi di pace disideri la guerra, per non potere senza essa vivere. Ma io voglio in questo essere un poco più largo, nè ricercare uno regno al tutto buono, ma simile a quegli che sono oggi; dove ancora da’ Re deono esser temuti quegli che prendono per loro arte la guerra, perchè il nervo degli eserciti, senza alcun dubbio, sono le fanterie. Tal che, se uno Re non si ordina in modo che i suoi fanti a tempo di pace stieno contenti tornarsi a casa e vivere delle loro arti, conviene di necessità che rovini; perchè non si truova la più pericolosa fanteria che quella che è composta di coloro che fanno la guerra come per loro arte, perchè tu sei forzato o a fare sempre