tempo. Ma quegli ch’erano capitani, contenti del trionfo, con desiderio tornavano alla vita privata; e quelli che erano membri, con maggior voglia deponevano le armi che non le pigliavano; e ciascuno tornava all’arte sua mediante la quale si avevano ordinata la vita, nè vi fu mai alcuno che sperasse con le prede e con quest’arte potersi nutrire. Di questo se ne può fare, quanto a’ cittadini, grande ed evidente coniettura mediante Regolo Attilio, il quale, sendo capitano degli eserciti Romani in Affrica, e avendo quasi che vinti i Cartaginesi, domandò al Senato licenza di ritornarsi a casa a custodire i suoi poderi che gli erano guasti dai suoi lavoratori. Donde è più chiaro che il sole, che se quello avesse usato la guerra come sua arte e mediante quella avesse pensato farsi utile, avendo in preda tante provincie, non avrebbe domandato licenza per tornare a custodire i suoi campi; perchè ciascuno giorno avrebbe molto più, che non era il prezzo di tutti quelli, acquistato. Ma perchè questi uomini buoni, e che non usano la guerra per loro arte, non vogliono trarre di quella se non fatica, pericoli. e gloria, quando e’ sono a sufficienza gloriosi, desiderano tornarsi a casa, e vivere dell’arte loro. Quanto agli uomini bassi e soldati gregarj, che sia vero che tenessino il medesimo ordine, apparisce che ciascuno volentieri si discostava da tale esercizio, e quando non militava, avrebbe voluto militare, e quando militava, avrebbe voluto essere licenziato. Il che si riscontra per molti modi, e massime vedendo, come tra’ primi privilegi che dava il popolo Romano ad un suo cittadino, era che non fusse costretto fuora di sua volontà a militare. Roma pertanto, mentre ch’ella fu bene ordinata, che fu infino a’ Gracchi, non ebbe alcuno soldato che pigliasse questo esercizio per arte; e però ne ebbe pochi cattivi, e quelli tanti furono severamente puniti. Debbe adunque una città bene ordinata volere che questo studio di guerra si usi ne’ tempi di