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libro primo | 185 |
Dico pertanto che, tornando Fabrizio Colonna di Lombardia, dove più tempo aveva per il Re Cattolico con grande sua gloria militato, deliberò, passando per Firenze, riposarsi alcun giorno in quella città, per visitare l’Eccellenza del Duca e rivedere alcuni gentiluomini co’ quali per lo addietro aveva tenuto qualche familiarità. Donde che a Cosimo parve convitarlo ne’ suoi orti, non tanto per usare la sua liberalità quanto per avere cagione di parlar seco lungamente, e da quello intendere ed imparare varie cose, secondo che da un tale uomo si può sperare, parendogli avere occasione di spendere un giorno in ragionare di quelle materie che all'animo suo sodisfacevano. Venne adunque Fabrizio, secondo che quello volle, e da Cosimo insieme con alcuni altri suoi fidati amici fu ricevuto; tra’ quali furono Zanobi Buondelmonti, Battista della Palla e Luigi Alamanni, giovani tutti amati da lui e de’ medesimi studj ardentissimi; le buone qualità de’ quali, perchè ogni giorno e ad ogni ora per se medesime si lodano, pretermetteremo. Fabrizio adunque fu, secondo i tempi e il luogo, di tutti quegli onori che si poterono maggiori onorato. Ma passati i convivali piaceri e levate le tavole e consumato ogni ordine di festeggiare, il quale, nel conspetto degli uomini grandi e che a pensieri onorevoli abbiano la mente volta si consuma tosto, ed essendo il dì lungo e il caldo molto, giudicò Cosimo, per soddisfare meglio al suo desiderio, che fusse bene, pigliando l’occasione dal fuggire il caldo, condursi nella più secreta e ombrosa parte del suo giardino. Dove pervenuti e posti a sedere, chi sopra all’erba che in quel luogo è freschissima, chi sopra a sedili in quelle parti ordinati sotto l’ombra d’altissimi arbori, lodò Fabrizio il luogo come dilettevole; e considerando particolarmente gli arbori, ed alcuno di essi non riconoscendo, stava con l’animo sopeso. Della qual cosa accortosi Cosimo, disse: Voi per avventura non avete notizia di parte di questi arbori; ma non