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mila fiorini, senza porre dazio alcuno, e cento mila fiorini gli vale l’Ufizio Imperiale. Questa entrata è tutta sua, e non l’ha di necessità obbligata ad alcuna spesa. Perchè in tre cose, dove gli altri principi sono necessitati spendere lui non vi spende un soldo, perchè e’ non tiene gente di arme, non paga guardie di fortezze, nè officiali delle terre, perchè i gentiluomini del paese stanno armaci a sua posta; le fortezze le guarda il paese, e le terre hanno i lor Borgimastri, che fanno loro ragione.

Potrebbe pertanto se fosse un Re di Spagna in poco tempo far tanto fondamento da se, che gli riuscirebbe ogni cosa; perchè con un capitale di ottocento o novecentomila fiorini, l’Imperio non faria sì poco, ed il paese suo non farebbe sì poco, che non facesse assai augumento, e avendo comodità di muover la guerra subita, per aver gente da guerra in ogni luogo, potrebbe trovandosi provvido di denari muover guerra subito; e trovare coll’armi ognuno sprovvisto. Aggiugnesi a questo la reputazione, che si tira dietro l’avere i nipoti Re di Castiglia, Duca di Borgogna, e Conte di Fiandra, la coniunzione ch’egli ha con Inghilterra, le quali cose gli sarebbon di favor grande, quando le fussino ben usate, in modo che senza dubbio tutti i disegni d’Italia gli riuscirebbono. Ma lui con tutte le soprascritte entrate non ha mai un soldo, e ch’è peggio, e’ non si vede dove e’ se ne vadino.

Quanto al maneggiar l’altre cose, Pre Luca ch’è uno de’ primi suoi, che egli adopera, mi ha detto queste parole: L’Imperatore non chiede consiglio a persona, ed è consigliato da ciascuno; vuol fare ogni cosa da se, e nulla fa a suo modo, perchè nonostante che non iscuopra mai i suoi secreti ad alcuno sponte, come la materia gli scuopre, lui è svolto da quegli, ch’egli ha intorno, e ritirato da quel suo primo ordine; e queste due parti la liberalità, e la facilità, che lo fanno laudare a molti, sono quelle che lo ruinano. N’è la sua venuta


d’Ita-