più si gittava loro dietro, tantopiù lo scoprivano debole, e più ne fuggiva loro la voglia, nè ci conoscevano dentro alcuna di quelle cose, perchè le compagnie di slato si sanno, che sono, o per esser difeso, o per paura di non esser offeso, o per guadagno; ma vedeano d’entrare in una compagnia, dove la spesa e il pericolo era loro, ed il guadagno d’altri; pertanto l’Imperadore scarso di partiti, senza perder più tempo deliberò assaltargli, credendo per avventura farli ridere, e forse glie ne fu dato intenzione da’ suoi mandati, o almeno con la scusa di tale affatto fare che l’Imperio affermasse, ed accrescesse le sue provvisioni d’ajuto, veggendo che le prime non erano bastate. E perchè sapeva che innanzi a maggior provvisione d’ajuto e’ non poteva stare sulla guerra, per non lasciare il paese a discrezione, ragunò avanti lo assalto a’ dì 8. Gennaio a Baggiano, luogo sopra a Trento una giornata, la Dieta del contado del Tirolo. E’ questo contado tutta la parte, che era del suo Zio, e gli rende più che trecentomila fiorini, senza porre alcun dazio; fa meglio che sedicimila uomini da guerra; ha gli uomini suoi ricchissimi. Stette quella Dieta in pratica 19. dì, e in fine concluse di dare mille fanti per la sua venuta in Italia, e non bastando, infino in cinquemila per tre mesi, e infino in diecimila per la difesa del paese bisognando. E dopo tale conclusione se ne andò a Trento, e a’ dì 6. di Febbraio fece quelli due assalti verso Roveredo, e Vicenza con circa a cinquemila persone, o meno tra l’uno e l’altro luogo. Di poi si partì lui subito, e con circa a mille e cinquecento fanti ed i paesani, entrò in Val di Codaura verso il Trivigiano; predò una valle, e prese certe fortezze; e vedendo che i Veneziani non si moveano, lasciò quelli fanti al grido, e se ne tirò in sue via per intender la mente dell’Imperio. I fanti in Codauro furno morti, donde lui vi mandò il Duca di Brunsvvich, di cui mai s’intese cosa alcuna, Ragunò in Svevia la Dieta la terza Domenica di Qua-