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116 del duca

Bentivogli, e cercare di guadagnarsi i Fiorentini; e nell’un luogo e nell’altro mandarono loro uomini, promettendo all’uno ajuto, l’altro confortando ad unirsi con loro contro al comune nimico. Questa dieta fu nota subito per tutta Italia, e quelli popoli che sotto il Duca stavano mal contenti, tra li quali erano gli Urbinati, presono speranza di potere innovare le cose. Donde nacque che sendo così sospesi gli animi, per certi da Urbino fu disegnato di occupare la rocca di San Leo, che si teneva per il Duca, i quali presono occasione da questo. Affortificava il castellano quella rocca, e facen­dovi condurre legnami, appostarono i congiurati, che certi travi che si tiravano nella rocca fussino sopra il ponte, acciocchè impedito non potesse essere alzato da quelli di dentro, e presa tale occasione, saltarono in sul ponte, e quindi nella rocca; per la quale presa, subito ch’ella fu sentita, si ribellò tutto quello stato, e richiamò il Duca vecchio, presa non tanto la speranza per la occupazione della rocca, quanto per la dieta della Magione, mediante la quale pen­savano essere ajutati. I quali intesa la ribellione d’Urbino, pensarono che non fusse da perdere quella occasione, e ragunate lor genti si feciono innanzi, per espugnare se alcuna terra di quello stato fusse restata in mano del Duca, e di nuovo mandarono a Firenze a sollecitare quella Repubblica a voler essere con loro a spegnere questo comune incendio, mostrando il partito vinto, e una occasione da non ne aspettare un’altra. Ma i Fiorentini, per l’odio ch’avevano con i Vitelli e Orsini per diverse cagioni, non solo non si aderirono loro, ma mandarono Niccolò Machiavelli loro Segretario ad offerire al Duca ricetto ed ajuto contro a questi suoi nuovi nimici; il quale si trovava pieno di paura in Imola, perchè in un tratto, e fuori d’ogni sua opinione, sendogli diventati nimici i soldati suoi, si trovava con la guerra propinqua, e disar­mato. Ma ripreso animo in sulle