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Era pervenuto al pontificato Benedetto XII, e parendogli avere perduto in tutto la possessione di Italia, e temendo che Lodovico imperadore non se ne facesse signore, deliberò di farsi amici in quella tutti coloro che avevano usurpato le terre che solevono allo imperadore ubbidire, acciò che avessero cagione di temere dello Imperio e di ristrignersi seco alla difesa di Italia; e fece uno decreto che tutti i tiranni di Lombardia possedessero le terre che si avevano usurpate, con giusto titulo. Ma sendo in questa concessione morto il Papa e rifatto Clemente VI, e vedendo lo Imperadore con quanta liberalità il Pontefice aveva donate le terre dello Imperio, per non essere ancora egli meno liberale delle cose d’altri che si fussi stato il Papa, donò a tutti quegli che nelle terre della Chiesa erano tiranni le terre loro, acciò che con la autorità imperiale le possedessero. Per la qual cosa Galeotto Malatesti e i frategli diventorono signori di Rimino, di Pesero e di Fano, Antonio da Montefeltro della Marca e di Urbino, Gentile da Varano di Camerino, Guido di Polenta di Ravenna, Sinibaldo Ordelaffi di Furlì e Cesena, Giovanni Manfredi di Faenza, Lodovico Alidosi di Imola; e oltre a questi in molte altre terre molti altri, in modo che di tutte le terre della Chiesa poche ne rimasono senza principe. La qual cosa infino ad Alessandro VI tenne la Chiesa debole; il quale, ne’ nostri tempi, con la rovina de’ discendenti di costoro, le rendé l’autorità sua. Trovavasi lo Imperadore, quando fece questa concessione, a Trento; e dava nome di volere passare in Italia; donde seguirono guerre assai in Lombardia, per le quali i Visconti si insignorirono di Parma. Nel qual tempo Ruberto re di Napoli morì, e rimasono di lui solo due nipote, nate di Carlo suo figliuolo, il quale più tempo innanzi era morto; e lasciò che la maggiore, chiamata Giovanna, fusse erede del Regno, e che la prendesse per marito Andrea, figliuolo del re di Ungheria, suo nipote. Non stette