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in prima fu udito questo nome. Partito Federigo da Pisa, in molti modi assaltò e guastò le terre della Chiesa, tanto che il Papa, non avendo altro rimedio, gli bandì la crociata contro, come avevono fatto gli antecessori suoi contro a’ Saraceni. E Federigo, per non essere abandonato dalle sue genti ad un tratto, come erano stati Federigo Barbarossa e altri suoi maggiori, soldò assai Saraceni; e per obligarseli, e per fare uno ostaculo in Italia fermo contro alla Chiesa, che non temessi le papali maledizioni, donò loro Nocera nel Regno, acciò che, avendo uno proprio refugio, potessero con maggiore securità servirlo.
Era venuto al pontificato Innocenzio IV; il quale, temendo di Federigo, se ne andò a Genova, e di quivi in Francia; dove ordinò uno concilio, a Lione, al quale Federigo deliberò di andare. Ma fu ritenuto dalla rebellione di Parma; dalla impresa della quale sendo ributtato, se ne andò in Toscana, e di quivi in Sicilia, dove si morì. E lasciò in Svevia Currado suo figliuolo, e in Puglia Manfredi, nato di concubina, il quale aveva fatto duca di Benevento. Venne Currado per la possessione del Regno, e arrivato a Napoli si morì; e di lui rimase Curradino piccolo, che si trovava nella Magna. Pertanto Manfredi, prima, come tutore di Curradino, occupò quello stato; di poi, dando nome che Curradino era morto, si fece re, contro alla voglia del Papa e de’ Napoletani, i quali fece acconsentire per forza. Mentre che queste cose nel Regno si travagliavano, seguirono in Lombardia assai movimenti intra la parte guelfa e ghibellina. Per la guelfa era uno legato del Papa; per la ghibellina Ecelino, il quale possedeva quasi tutta la Lombardia di là dal Po. E perché, nel trattare la guerra, se gli ribellò Padova, fece morire dodici mila Padovani; e lui, avanti che la guerra terminasse, fu morto, che era di età di ottanta anni; dopo la cui morte tutte le terre possedute da lui diventorono libere. Seguitava