che allora regnava in Pannonia, di venire a occupare l’Italia. [Narsete chiama i Longobardi in Italia.]Erano come di sopra si mostrò entrati i Longobardi in quelli luoghi presso al Danubio, che erano dagli Eruli e Turingi stati abbandonati, quando da Odoacre loro Re furono condotti in Italia; dove sendo stati alcun tempo, e pervenuto il regno loro ad Alboino uomo efferato e audace, passorono il Danubio, e si azzuffarono con Comundo Re de’ Zepidi, che teneva la Pannonia, e lo vinsero. E trovandosi nella preda Rosmunda figliuola di Comundo la prese Alboino per moglie, e s’insignorì di Pannonia; e mosso dalla sua efferata natura fece del teschio di Comundo una tazza, con la quale in memoria di quella vittoria bevea. Ma chiamato in Italia da Narsete, con il quale nella guerra de’ Goti aveva tenuto amicizia, lasciò la Pannonia agli Unni, i quali dopo la morte di Attila dicemmo essersi nella loro patria ritornati, e ne venne in Italia, e trovando quella in tante parti divisa, occupò in un tratto Pavia, Milano, Verona, Vicenza, tutta la Toscana, e la maggior parte di Flamminia chiamata oggi Romagna. Talché parendogli per tanti e sì subiti acquisti avere già la vittoria d’Italia celebrò in Verona un convito, e per il molto bere diventato allegro, sendo il teschio di Comundo pieno di vino lo fece presentare a Rosmunda Regina, la quale all’incontro di lui mangiava, dicendo con voce alta in modo che quella potette udire, che voleva che in tanta allegrezza la bevesse con suo padre. La quale voce fu come una ferita nel petto di quella donna, e deliberata di vendicarsi sapendo che Almachilde nobile Lombardo giovane e feroce amava una sua ancilla, trattò con quella che celatamente desse opera che Almachilde in suo cambio dormisse con lei. Ed essendo Almachilde, secondo l’ordine di quella venuto a trovarla in luogo oscuro, credendosi essere con l’ancilla giacé con Rosmunda; la quale dopo il fatto se gli scoperse, e mostrogli come era in suo arbitrio o ammazzare Alboino e godersi