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particolarmente si descrive; se niuna lezione è utile a’ cittadini che governano le Repubbliche, è quella che dimostra le cagioni degli odj e delle divisioni delle città, acciocchè possano, con il pericolo d’altri diventati savj, mantenersi uniti. E se ogni esemplo di Repubblica muove, quelli che si leggono della propria muovono moltopiù, e moltopiù sono utili. E se di niuna Repubblica furono mai le divisioni notabili, di quella di Firenze sono notabilissime; perchè la maggior parte delle altre Repubbliche, delle quali si ha qualche notizia, sono state contente di una divisione, con la quale secondo gli accidenti hanno ora accresciuta ora rovinata la città loro: ma Firenze non contenta di una ne ha fatte molte. In Roma, come ciascuno sa, poichè i Re ne furono cacciati, nacque la disunione tra i nobili e la plebe, e con quella infino alla rovina sua si mantenne. Così fece Atene, così tutte le altre Repubbliche che in quelli tempi fiorivano. Ma di Firenze in prima si divisono in fra loro i nobili, dipoi i nobili e il popolo, e in ultimo il popolo e la plebe; e molte volte occorse che una di queste parti rimasa superiore si divise in due. Dalle quali divisioni ne nacquero tante morti, tanti esilj, tante destruzioni di famiglie, quante mai ne nascessero in alcuna città, della quale si abbia memoria. E veramente, secondo il giudicio mio mi pare che niuno altro esempio tanto la potenza della nostra città dimostri, quanto quello che da queste divisioni dipende, le quali avriano avuto forza di annullare ogni grande e potentissima città. Nondimeno la nostra pareva che sempre diventasse maggiore; tanta era la virtù di quelli cittadini, e la potenza dello ingegno e animo loro a fare se e la loro patria grande, che quelli tanti che rimanevano liberi da tanti mali, potevano più con la virtù