Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli I.djvu/105


xcvii

PROEMIO DELL’AUTORE.


L’Animo mio era, quando al principio deliberai scrivere le cose fatte dentro e fuora dal Popolo Fiorentino, cominciare la narrazione mia dagli anni della Cristiana Religione MCCCCXXXIV. nel quale tempo la famiglia de’ Medici per i meriti di Cosimo e di Giovanni suo padre, prese più autorità che alcuna altra in Firenze. Perchè io mi pensava che Messer Lionardo d’Arezzo e Messer Poggio, duoi eccellentissimi istorici, avessero narrate particolarmente tutte le cose, che da quel tempo indietro erano seguite. Ma avendo io dipoi diligentemente letto gli scritti loro, per vedere con quali ordini e modi nello scrivere procedevano, acciocchè imitando quelli la istoria nostra fusse meglio dai leggenti approvata, ho trovato come nella descrizione delle guerre fatte dai Fiorentini e coi Principi e Popoli forestieri sono stati diligentissimi; ma delle civili discordie, e delle intrinseche inimicizie, e degli effetti che da quelle sono nati, averne una parte al tutto taciuta, e quell’altra in modo brievemente descritta, che ai leggenti non puote arrecare utile o piacere alcuno. Il che credo facessero, o perchè parvero loro quelle azioni sì deboli che le giudicarono indegne di essere mandate alla memoria delle lettere, o perchè temessero di non offendere i discesi di coloro, i quali per quelle narrazioni si avessero a calunniare. Le quali due cagioni, sia detto con loro pace, mi pajono al tutto indegne di uomini grandi. Perchè se niuna cosa diletta o insegna nella istoria, è quella che