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86 | Le Odi di Orazio |
XIII.
Quegli in nefasto giorno piantavati,
Chiunque fosse, quei con sagrilega
Man t’educava, arbore, a danno
4De’ nepoti e del borgo a vergogna:
Del proprio padre, sì, posso crederlo,
Schiacciò la testa e le case intime
Col sangue dell’ospite a notte
8Sparse, e i colchi veleni e qual sia
Di più nefando mai l’uomo immagini,
Trattò chi pose te, legno lugubre,
Nel mio campo, te poi caduco
12Sovra il capo al padrone innocente.
A schivar mali non è mai cauto
L’uomo abbastanza: il nocchier tinio
Abomina il Bosforo, e ciechi
16Fati, altronde, oltre a quello non teme;