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78 | Le Odi di Orazio |
Dunque offri a Giove la dape debita,
E il fianco stanco da una milizia
Sì lunga al mio lauro riposa;
20Nè dell’anfore a te destinate
Privarti; i tersi nappi di massico
Oblioso empi; cava dall’ampie
Conche unguenti. Chi d’apio fresco
24O di mirto vuol tesser corone?
A chi del bere darà mai Venere
L’arbitrio? Saggio più degli Edonj
Non sarò nel ballo; m’è dolce
28Pazzeggiare pel reduce amico.
VIII.
Se pena alcuna ad ogni violato
Giuro, Barine, ti nocesse mai,
Se nero un dente ti venisse o un’unghia
4Sola più brutta,