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Libro secondo, Ode III. 71

III.


Equa la mente serbar negli ardui
    Casi rammenta, come ne’ prosperi
        Custodirla dall’insolente
        4Gioja, o Dellio pur nato a morire:

O che ognor mesto viva, o sdraiandoti
    Su remota erba ti bèi, dall’intimo
        Celliere ne’ giorni festivi
        8Tratto fuori il segnato falerno.

Dove il pin vasto e il pioppo candido
    Ombra ospitale tesser si piacciono,
        E trepida al rio sinuoso
        12Affaticasi l’onda fugace,

Là vini e unguenti, là fiori rosei,
    Brevi ahi pur troppo, fa’ che si rechino,
        Fin che delle tre suore il negro
        16Stame e il tempo e la sorte il consenta.