O Pollione, presidio nobile
Di rei dolenti e della Curia,
Cui nel dalmatico trionfo 16Diè l’alloro onoranze immortali.
Già già al minace dei corni murmure
Stringi le orecchie; già i litui strepono;
Già il lampo dell’armi i cavalli 20Ratti e il viso a’guerrieri atterrisce.
I sommi duci veder già sembrami
Di non indegna polvere squallidi,
Soggiogato in terra ogni cosa, 24Di Caton fuor che l’animo atroce.
Giuno, e ogni nume più amico a’ Libici,
Che dalle terre non ulte invalido
Partissi, i nipoti dei vinti 28Come esequie a Giugurta consacra.
Qual più fecondo campo per italo
Sangue le pugne empie da’ tumuli
Non attesta e da’ Medi udito 32Il fragor dell’esperia ruina?