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58 | Le Odi di Orazio |
XXXV.
O dea che regni Anzio gradevole,
Pronta dall’imo grado ad estollere
Un corpo mortale e i trionfi
4Orgogliosi in esequie cangiare,
Con ansia prece te agogna il povero
Cultor de’ campi, te del mare arbitra
Chiunque di Càrpato i flutti
8Con bitina carena affatica;
Te l’aspro Dace, gli Sciti nomadi
E città e genti e il Lazio indomito,
Te dei barbari re le madri
12Temon pure e i purpurei tiranni.
Con ingiurioso piè non travolgere
La stabilita colonna e il popolo
Folto all’armi i cessanti all’armi
16Non aízzi, ed infranga l’Impero!