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Libro primo, Ode XXVIII. 51


Dato altri è da le Furie spettacolo al torbido Marte;
    Dell’esizio de’ nauti avido è il mare;
Miste di vecchi e giovani s’addensan l’esequie: a nessuno
    20L’implacabil Proserpina perdona.

E me pur Noto rabido, compagno al chinante Oríone,
    Precipitò fra gl’illirici flutti.
Deh tu, nocchiero, all’ossa e al capo insepolto di vaga
    24Sabbia, maligno, non negarmi un poco!

Euro così, per quanto a’ flutti d’Esperia minacci,
    Pieghi senza tuo danno i venosini
Boschi, e merce abbondevole, dovunque è concesso, ti scorra
    28Dall’equo Giove e da Nettun, custode

Della sacra Tarento. Non curi commettere frode
    Che nocevole quindi agl’incolpati
Figli sarà? Fortuna, dovuta vendetta e vicende
    32Fiere serbate ed anche a te saranno.

Io non sarò lasciato con vane preghiere; te nulla
    Espíazione scioglierà. Quantunque
Abbi fretta, non lungo l’indugio: ben correr potrai
    36Poi che la polve avrai tre volte sparsa. —