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40 | Le Odi di Orazio |
XIX.
Degli amori l’indomita
Madre e di Sèmele tebana il figlio
E lascivo ozio imponemi
4Ad amor l’animo già stanco rendere.
M’arde Glicera candida,
Di marmo pario più pura e splendida;
M’arde la grata audacia
8E il volto lubrico che gli occhi ammalia.
Lasciò Cipro e precipita
Tutta in me Venere; nè dir concedemi
Gli Sciti e il Parto intrepido
12Su vòlti alípedi, nè un che d’estraneo.
Qui a me, ragazzi, un cespite
Vivo, qui pongansi vermene e olibani
E vin bienne al calice:
16Uccisa l’ostia, verrà più facile.