Quando in pace di nuovo ei si compose,
Si coprì d’ombre sanguinose il giorno.
IV Voce
Noi dai fantasmi dell’Eccidio spinti
Retrocedemmo alle freddose tane;
E restammo così taciti e vinti,
Benché il tacer ci sia supplizio immane.
La Terra
Gridarono: Dolore! indi le mute
Caverne delle torve alpi; dolore!
Il cavo cielo rintronò; dolore!
Urlarono al flagello aspro dei venti
Saltando a riva i porporini flutti;
Dolore! udian le genti impallidite.
Prometeo
Un suon di voci ascolto, ah, non la voce
Che già tempo io lanciai. Madre, i tuoi figli
Dunque e tu stessa mi schernite? Eppure
Senza l’anima mia, che tutto soffre
Dalla feroce tirannia di Giove,
Qual vel di nebbia al mattutino orezzo,
Ed essi e tu sareste ormai svaniti!
Non io dunque il titano a voi son noto?
Il titan che col suo strazio si oppone