Squarciando al grido mio, fuggiste ai piani
Dell’India; e tu, sottile aria, cui senza
Raggi traversa il sole ardente; e voi
Turbini, che sui baratri profondi
Silenziosi vi libraste e immoti.
Mentre ad un rombo assai maggior del vostro
Tutto d’intorno traballava il mondo;
Se forza alcuna ebbe il mio detto, or fate
Che perduto non vada, ancor ch’io sia
Mutato sì, ch’entro al mio cor sia spento
Ogni cattivo desiderio, e il senso
E la mente dell’odio abbia perduto.
Quali danni imprecai? Voi tutti avete
Ascoltato quel dì le mie parole.
I Voce: de’ Monti
Da novecento mila anni, sospesi
Sul letto dei Tremuoti alto noi stiamo;
E quali petti di terror compresi.
Spesse volte anche noi tremato abbiamo.
II Voce: delle Sorgenti
I fulmini ingojate han le nostre onde;
Atro sangue ha le nostre acque pollute;
Per brulli piani e per città feconde
Scorse noi siamo in fra l’eccidio mute.