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32 | Le Odi di Orazio |
Non mai costante, ascoltami.
Sperar chi barbaro lede i dolcissimi
Baci, a cui del suo nèttare
16La quinta mescola essenza Venere.
Beati lor, cui vincolo
Stringe perpetuo, nè Amore, ad improbe
Risse divelto, celere
20Via più dell’ultimo giorno li sèpara!
XIV.
O nave, al pelago te nuovi spingono
Flutti. O che agiti? Fortemente occupa
Il porto. Il fianco nudo
4Di remi e infranto l’albero
Non vedi? Gemono le antenne all’impeto
Del celer africo; prive di gomene
Possono le carene
8Reggere appena al tumido