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E parla: O voi, che al Campidoglio appesi
I triplici vessilli e i fausti acciari,
Meco fra’ nembi e l’irte razze illesi
Correste i mari.
Qui più oltre indugiar, non inquíeta
Brama d’aquisti o torbido costume,
Patrio dover, ch’a’ generosi è nume,
Solo a noi vieta.
Forse di ferree braccia e d’animosi
Cori la patria, ahi sì diversa, abbonda,
Che tener ne sia dato in obliosi
Ozj la sponda?
Tale una gioventù vacua e superba,
Dotta in lascivie, al traccheggiar prudente,
Per le tue prode, Italia, al tuo ridente
Cielo s’aderba,
Ch’io vorrei, se per queste aure perdute
L’ire sue non avesse il petto audace,
Piombar su lei, qual su le torme brute
Piombava Ajace.