Sonnecchiosi giganti, e con le bieche
Radici, che tra ciotti aridi e sabbie 45Prorompon dalle ripe in simiglianza
Di sitibondi alligatori, tentano
Il sacro fiume deviar. Fra l’irte
Branche la riottosa onda per poco
Spumante e rotta in vitrei sprazzi freme, 50Ma sprigionasi tosto e si dirama
Per la florida valle; indi in un piano
Vasto, uniforme che col ciel confina,
Adunandosi placida dilaga.
Qui mollemente a’ zefiri si dondola 55Il braminico loto, socchiudendo
I celesti occhi, calici di sogni;
Qui l’ermetica foglia, onde Odisseo
Far potè vana la circea bevanda,
Provocata dal fresco euro susurra. 60Ci adagiammo alla riva; ed ella il capo
Mansueto di terso oro e di rose
Fantasticando mi posò sul petto.
Una quíete languida invadea
L’anima delle cose; e tale un suono 65Sorgea da le fugaci onde, che l’eco
D’altr’età, d’altri mondi a noi parca.
Volgi, fiume immortai, volgi i tuoi flutti.
Ecco, al perpetuo murmure dileguasi