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L’Isola 291

     Sonnecchiosi giganti, e con le bieche
     Radici, che tra ciotti aridi e sabbie
     45Prorompon dalle ripe in simiglianza
     Di sitibondi alligatori, tentano
     Il sacro fiume deviar. Fra l’irte
     Branche la riottosa onda per poco
     Spumante e rotta in vitrei sprazzi freme,
     50Ma sprigionasi tosto e si dirama
     Per la florida valle; indi in un piano
     Vasto, uniforme che col ciel confina,
     Adunandosi placida dilaga.
     Qui mollemente a’ zefiri si dondola
     55Il braminico loto, socchiudendo
     I celesti occhi, calici di sogni;
     Qui l’ermetica foglia, onde Odisseo
     Far potè vana la circea bevanda,
     Provocata dal fresco euro susurra.
60Ci adagiammo alla riva; ed ella il capo
     Mansueto di terso oro e di rose
     Fantasticando mi posò sul petto.
     Una quíete languida invadea
     L’anima delle cose; e tale un suono
     65Sorgea da le fugaci onde, che l’eco
     D’altr’età, d’altri mondi a noi parca.
Volgi, fiume immortai, volgi i tuoi flutti.
     Ecco, al perpetuo murmure dileguasi