L’asse che dalla nave a la vicina,
Riva pendeva alto su l’acque e al nostro
Peso cedea con quasi uman lamento, 20Balzò giojosa a terra, e a me, che assorto
In un dolce pensier veníale appresso,
Tese le aperte braccia, e su la bocca,
Tal era il patto, il primo bacio impresse.
Deserta a prima vista era ognintorno 25La terra, se deserto è dove tanta
Pompa di vita, sotto un ciel sì terso
E in sì varia beltà spiega Natura;
Ma umana ombra non mai certo all’opposto
Sole usurpato avea le soffici erbe, 30Ch’ebbre di voluttà s’eran per tutto,
Qual molle veste ad un bel corpo, apprese.
In digradante sen, come teatro
Roman, s’incurva ad oriente il lido;
E un intatto sentier quindi a un opaco 35Bosco a le spalle d’un burrone appeso,
Quinci a una fila di soavi colli
Evaníenti ne l’azzurro adduce.
Sgorga tra questi un fiume, onde il più vago
Non corse mai: rompe da pria tra fosche 40Rupi ed impetuoso si convelle
In un bollor di vivo argento; strani
Alberi sopra a lui pendono, quali