Dissecca i fiori d’ogni fede, e i germi
Della venusta illusione impietra.
Non inerte però, qual radicato
Tronco al furor dell’imminente lava, 45Querulo scricchiolando aspettar voglio
L’incendio: augurai fantasma invece
Passeggerò su le ruine, e immerso
Neir azzurro de’ sogni il capo austero,
Fantasticando aspetterò la morte. 50Ma non tu forse al nostro animo spiri,
fantasia, madre di numi? Spenta,
Qual bolide dal ciel cadde l’umana
Coscienza, cadde ogni virtù, se cieco
Tra rei computi infuria, o da maligni 55Poteri oppresso il volgo ibrido ghigna?
Non tu di rose il cielo e d’oro i campi
Inondi ancor benignamente, o sole?
Non tu, pace divina, agl’innocenti
Costumi e al culto del dovere arridi? 60Dilegui or dunque dal mio ciglio quanto
Ha di turpe e di triste il secol mio;
Schiuda l’Arte i sereni occhi, e l’illesa
Beltà vagheggi, onde s’irradia il mondo.