15Con dita adunche i baffi ispidi arriccia.
Questo, o caro, è un deserto. E che? dovrei
Le pure linee, in cui Grecia rivive.
Rompere e frastagliar di quante rozze
E tozze e mozze capannacce usurpano 20La soleggiante via tutte superbe
Della squillante imbiancatura e certe
Di dar tema d’invidia al Partenone?
informicar dovrei questi tranquilli
Piani del bulicame analfabeta, 25Che quando non falsifica, sogghigna?
Meglio, amico, il deserto: io lo contemplo
E l’avvivo e lo popolo a mia posta.
Così dicendo, l’occhio acuto affonda
Nei segnati contorni, e come suole, 30Bizzarramente alle sue fantasie,
Quasi a viventi immagini, sorride.
Io penso intanto: e non potrei, com’egli,
Trasformar tutto a me dintorno, e in cheta
Libertà vagheggiar quanto l’onesto 35Core e l’acceso immaginar mi crea?
Troppo in battaglie ingrate e in disuguali
Travagli ansano i petti umani; sopra
Le amene rive della vita, come
Ignea corrente, il bieco utile passa, 40Dell’Ideale inaridisce i fonti,