Grazioso decoro ardea negli atti
E più nell’ineffabile sorriso,
Che tutta intorno a lui d’iridi accesa 200La trepid’aura radiar parea.
A me lo trassi con un cenno; sopra
L’eburno e ben tornito omero, quasi
A un dolce nato mio, posi la destra;
E mentre il roseo collo e il ricciutello 205Capo io gli andava carezzando, e vaghe
Dimande gli movea, nulla badando
A carezze, a richieste, ei con la punta
Di un suo virgulto su la bionda arena
Scrisse e guardommi sorridente: Amore. 210Mai così non mutò magica verga
Del ciel l’aspetto e della terra, come
Diversa a un punto alla mia vista apparve
La sembianza non pur, ma la natura
Intima delle cose: un sentimento 215Novo acquistâr l’aria, la terra e l’acque,
Come se tutto in lor fosse trasfuso
Quell’arcano potere, onde il venusto
Garzon segnato avea pur ora il nome.
Degli augelli, de’ fior, delle montagne 220La voce occulta allor compresi; il verbo
Della vita fu mio; l’immensa luce
Del Sol m’entrò per le pupille in core,