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186 Le Odi di Orazio


Onde il crin cinta brillerai; d’argento
    Ride la casa; di caste verbene
    Attorta è l’ara, e d’immolato agnello
                8Tingersi brama.

Già molte mani affrettansi; qua e là
    Correndo vanno le ancelle e i garzoni;
    Treman le fiamme rivolvendo in alto
                12Torbido fumo.

Ma perchè sappi a quali gaudj sei
    Chiamata, gl’idi festeggiar tu devi
    Che alla marina Venere d’aprile
                16Partono il mese:

Dì giustamente a me solenne e quasi
    Più santo ancor del mio natal, che il mio
    Mecena da tal giorno ordina appunto
                20Gli anni affluenti.

Ricca e non del tuo grado una fanciulla
    Telefo, il giovin che tu brami, ha vinto;
    E lascivetta fra ceppi graditi
                24Stretto sel tiene.