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Libro quarto, Ode X. 185

X.


O fanciul barbaro, che i doni ancor tutti hai di Venere,
    Allor che improvvida s’impiumerà la tua superbia,
    E quella zazzera ti cada ch’or t’ondeggia agli òmeri,
    4E il color mutisi, ch’or vince il fior d’una punicea

Rosa, e pelo ispido, o Ligurin, la faccia còprati,
    «Ahimè» specchiandoti, dirai, da te tanto dissimile,
    «Perchè quell’animo, che adesso io m’ho, non ebbi giovane?
    8O perchè all’animo, ch’or ho, non vien la guancia incolume?»


XI.


Ho d’Albano che supera il nono anno
    Un barilotto pieno; apio ho nell’orto
    Da far corone; ho molta forza ancora
                4D’edera, o Fille,