Non marmi publici, scolpite epigrafi,
Per cui ritornano la vita e l’animo
A’ morti egregj duci, non celeri 16Fughe di Annibale, non respinti impeti,
Non di Cartagine empia gl’incendj
Per quei che reduce da la vinta Africa
Guadagnò titolo, più che gli encomj 20Delle Píeridi Calabre illustrano;
Nè, se il tuo merito le carte tacciono,
Ritrarrai premio. Che fòra il figlio
Di Marte e d’Ilia, se alla sua gloria 24Ostasse l’invido tacer di Romolo?
Èaco rapiscono da’ flutti stigj
Virtù, facondia, favor di strenui
Vati, e il consacrano in beate isole. 28[Non muor chi laude da’ vati merita]
Le Muse incelano. Così il forte Ercole
Di Giove a’ prandj bramati accogliesi;
Dal marin baratro così i Tindaridi, 32Chiari astri, i laceri legni ritraggono.