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18 | Le Odi di Orazio |
Nulla a’ mortali è arduo:
Anche al ciel sorgere tentiamo stolidi,
E non soffriam che all’empie
40Nostr’opre in collera Giove ci fulmini.
IV.
Sciogliesi l’acre inverno, torna grato con zefiro aprile,
Spingon gli ordegni le carene asciutte;
Non più di stabbj il gregge, l’arator non più gode del foco,
4Nè candida pruína i prati inalba.
Già Vener Citerea guida i balli, imminente la luna,
E le Grazie venuste una alle Ninfe
Batton con piede alterno il terren, mentre ardente Vulcano
8L’atre officine dei Ciclopi accende.
Ora il nitido capo cinger puossi di verde mortella
O di fiori che il suol molle produce;
Ora è stagion che a Fauno tra l’ombre de’ boschi s’immoli
12O agnella ei chieda o voglia anzi un capretto.