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170 | Le Odi di Orazio |
IV.
Come l’augello, che porta il fulmine,
(Cui su’ volanti vaghi l’imperio
Giove, re de’ numi, concesse,
4Poi che l’ebbe trovato fedele
In Ganimede biondo) da inconscia
Gioventù prima spinto e da patrio
Vigore, oltre il nido si attenta,
8E al tacere de’ nembi invernali
Si addestra a’ voli novi ancor trepido;
Poi tra gli ovili con vivace impeto
Giù piomba; or su draghi lottanti
12Amor d’esca e di pugna lo caccia;
O qual leone, già tolto all’ubere
Di fulva madre, visto è da pavida
Camozza a bei pascoli intenta,
16Che morrà fra le zanne novelle;