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Libro quarto, Ode II. |
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Che i cari timi al bosco ed alle sponde
Dell’acquidoso Tivoli con molto
Studio raccoglie, industriosi carmi
32Piccolo ordisco.
Con maggior plettro tu canta, o poeta,
Cesare, allora che pel sacro colle
Tragga i Sigambri fieri, il crine adorno
36Di degna fronde:
Maggior di lui, miglior di lui nessuno
Diedero i fati e i Numi fausti al mondo,
Nè mai daranno, ov’anco all’oro antico
40Riedano i tempi.
Canta i giorni solenni e il popolare
Ludo di Roma e il Foro orbo di liti,
Quando alla fine impetrerem d’Augusto
44Forte il ritorno.
Allor, s’io parli mai nobili detti,
Suonare udrete la mia voce: «Oh bello,
Dirò felice, oh chiaro Sol, che a noi
48Cesare rendi!»