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16 Le Odi di Orazio


III.


    Te la possente Cipride,
Te gli astri lucidi fratelli d’Elena
    Reggano e il padre agli euri,
4Tutti legandoli, salvo che Jàpige,

    O nave, che Virgilio
A te credutosi ci devi: incolume
    Deh tu lo rendi agli attici
8Lidi, e dell’anima la metà serbami!

    In querce, in bronzo triplice
Chiusa avea l’anima chi primo il fragile
    Legno fidò al mar perfido,
12Nè tremò l’africo vento precipite,

    Che contro borea infuria,
Nè le tristi Jädi, né Noto rabido,
    Ond’Adria il maggior arbitro
16Non ha che inturgidi l’onde o le mitighi.