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Libro terzo, Ode XXIX. 159


Fortuna, lieta di rei negozj,
    Ferma a giocare giochi non soliti,
        Gli onori mal certi tramuta,
        52Or a me or ad altri benigna.

Se sta, la lodo; se squassa l’agili
    Penne, i suoi doni rassegno; e avvoltomi
        Nella mia virtù, d’una proba
        56Povertà, senza dote, mi appago.

Non a me spetta, se mugghi all’afriche
    Procelle il legno, correre a misere
        Preghiere e implorare co’ voti
        60Non le merci di Cipro e di Tiro

Al mare ingordo crescan dovizie:
    Me allor su scafo bireme incolume
        Il vento e il gemello Polluce
        64Porteran dell’Egeo fra’ tumulti.