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156 | Le Odi di Orazio |
Io canterò Posídone
E il crine glauco de le Nereidi;
Tu su la curva cetera
12Latona e gli apici di Cintia celere.
Poi si dirà chi domina
Gnido, e le Cicladi fulgenti e il pafio
Lido co’ cigni visita;
16La Notte in ultimo con degna nenia.
XXIX.
A te, tirrena di re progenie,
Di vin soave non vòlta un’anfora,
E rose e balàno, spremuto
4Pel tuo crine, io da tempo conservo,
O Mecenate: tronca gl’indugj;
Non mirar sempre l’umido Tivoli
E d’Efula il clivo ed i gioghi
8Di Telegòne che il padre uccise.