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Libro terzo, Ode XXVIII. 155


Ma poi che assai se ne fe’ gioco: «Astienti,
    Disse, dall’ira e da le calde risse,
    Quando le corna a laníar ti porga
                72Il tauro inviso.

Moglie all’invitto Giove esser non sai.
    Cessa i singhiozzi, e a ben portare un’alta
    Fortuna impara: recherà il diviso
                76Orbe il tuo nome.»


XXVIII.


        Che farò mai nel celebre
Giorno nettunio? Spilla il recondito
        Cècubo, o Lide, e strenua
4Cresci alla rigida virtù gli spiriti.

        Chinar vedi il meriggio,
E a trarre indugj, qual se il dì rapido
        Il vol fermasse, l’anfora
8Che sin dal console Bibulo è in ozio?