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Libro terzo, Ode XXVII. 153


Testè di fiori studiosa e fabra
    Di corone alle Ninfe i prati errava,
    Or per l’opaca notte altro non mira
                32Che stelle e flutti.

Ma non pria Creta ella toccò di cento
    Città possente, «O padre, o derelitto
    Nome di figlia, o pietà, ella disse,
                36Da furor vinta!

Ove, onde venni? A rea vergine è lieve
    Solo una morte. E che? Vigile il turpe
    Errore io piango, o me di vizj intatta
                40Illude un’ombra

Vana, che uscita dall’eburnea porta
    Adduce il sogno? Andar pe’ vasti flutti
    Fu meglio forse che spiccar novelli
                44Fiori pe’ campi?

Oh, se alcun dèsse all’ira mia l’infame
    Giovenco! Forza avrei di lacerarlo
    Col ferro e stritolar del già sì caro
                48Mostro le corna!