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Libro terzo, Ode XXIV. 147


        Quivi ai figliastri, vedovi
Di madre, innocue le donne mescono;
        Non ricca sposa al conjuge
20Dà legge e a nitido ganzo confidasi.

        L’onor de’ padri è massima
Dote e il casto animo che schiva altri uomini
        Con salda fede; illecita
24La colpa, o debita morte al colpevole.

        Deh, chi desia gli eccidj
Empj e la rabbia civil distogliere,
        Se «Padre della Patria»
28Vuol che alle statue s’incida, abbia animo

        Frenar licenza indomita,
Inclito a’ posteri, finchè, oh nequizia!
        Odiam virtude incolume,
32Dagli occhi toltaci, la bramiamo invidi.

        Che valgon querimonie,
Se col supplizio il rio non troncasi?
        Senza costumi, vacue
36Leggi a che giovano, se non la torrida